Il Piacere del Tabacco da Fiuto

Il gusto delle vecchie MS

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Axel#6
view post Posted on 17/6/2021, 08:45 by: Axel#6

Iniziato alla grande fiutata

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Il gusto delle vecchie MS… quelle normali, quelle con il pacchetto bianco e dorato e la M nera e la S rossa prodotte dal Monopolio di Stato negli anni ‘80… un gusto generoso, pieno del tabacco ma non aggressivo. Un tabacco biondo che, da quanto mi dicevano, almeno per le sigarette prodotte nelle manifatture del nord Italia e commercializzate quassù al nord, veniva da coltivazioni locate vicino a Bassano del Grappa, in Veneto. Essendo un oriundo veneto io stesso, le sentivo quindi particolarmente “di casa”. Fumare una MS era come godere delle coccole di una massaia di campagna, quelle dalle forme generose, celate ma non troppo magari da un semplice grembiule a fiori colorati, con i bottoni sul davanti e la chiusura che lascia spazio alla coscia di uscire e mostrarsi ogni tanto, generosa ed invitante. Fumare una MS era imbattersi con il gusto di un tabacco biondo (anche se la massaia cui mi riferivo prima era castana o mora), con un retrogusto vagamente metallico ma dolce al punto giusto, bilanciato molto bene dalla nota amara naturale della nicotina. Un gusto che lasciava in bocca il dolce/amaro necessario e sufficiente per non avere nausea nemmeno se si fumavano più sigarette a catena, magari per via del nervosismo di dovere fumare di nascosto dai genitori e quindi di dovere “fare il pieno” di vitamina N prima di tornare a casa.
Un gusto generoso, rotondo, dorato con delle nuvolette di fumo che si alzavano accompagnando verso il cielo i nostri sogni di adolescenti – le nostre nuvolette proprio come le nuvolette di fumo che uscivano dalla sigaretta della tabaccaia che fumava tranquilla sulla porta del suo negozio la mattina, guardando i ragazzi andare a scuola e qualche macchina che si agitava sullo stradone per raggiungere qualche posto di lavoro. Lei se ne stava lì tranquilla, con la sigaretta tra le dita, un sorriso calmo e soltanto pochissimo malizioso verso i ragazzi che le passavano davanti; la sua camicetta riempita bene nel giro-torace e con i bottoni slacciati al punto giusto per lasciare intravedere un reggiseno azzurro di pizzo; un paio di jeans blu fasciavano dei fianchi larghi, forti e delle gambe altrettanto generose – erano forme mature, anch’esse generose, rotonde, se vogliamo invitanti ed accoglienti. Un caschetto castano ed un filo di trucco su occhi e labbra completavano il tutto.
Una MS accesa con un cerino, un minerva o uno svedese… facendo attenzione a non inalare il primo tiro sennò inalavi il gusto mefistofelico di zolfo del fiammifero… Poi la prima boccata, che è sempre la migliore di tutta la sigaretta perché il filtro non è ancora inquinato… e magari era la prima boccata della giornata, subito dopo il caffè (amaro, abbastanza lungo e con miscela arabica) – la bocca si inondava di aromi amari, con delle note dominanti orientali e dolci quel tanto che basta… le papille gustative si deliziavano da questo mix di caffeina e nicotina – la prima ad accogliere la seconda; l’oleosità del caffè ad anticipare la delicatezza del fumo… Ancora un senso di armonia tra cose diverse, tra esperienze differenti, ma che si compenetravano, si completavano, ti davano un senso di familiarità e di armonia… La prima sigaretta: il primo conforto dopo l’oscurità ed il freddo della notte… la luce del fiammifero che faceva rima con la nascente luce del sole…
Già: i fiammiferi e le vecchie sigarette; le vecchie tabaccherie di paese, gli stradoni alberati; i grembiuli a fiori delle donne; i colori accesi delle cose, con i toni caldi e vivaci a dominare; le forme arrotondate delle cose, dai marchi dei prodotti agli utensili da cucina, alle caraffe; le forme inseguivano un’armonia fatta di curve e controcurve, come la sinuosità delle volute di fumo che uscivano dalla MS; simboli, insieme ad altri odori forti ma dolciastri, zuccherini, di frutta e di vino di una civiltà contadina millenaria che stavamo condannando a morte e relegando ad un osceno oblio ingeneroso e tremendo. Gli animali da cortile e da stalla, qualche strumento ancora fatto di legno (proprio come i minerva e gli svedesi), i muri delle case colorati di arancione pastello o di giallo tenue con i tetti rosso spento; i mazzi delle carte da gioco sui tavoli o sulle credenze, in attesa della sera con le loro figure che rimandavano a secoli immemori di re, cavalieri e fanti (con pochi giullari però); i mobili semplici, quasi tutti uguali da una casa all’altra, con un immancabile cucina economica a dominare la scena… una civiltà che abbiamo disgraziatamente rinnegato, da figli ingrati di genitrici generose; golosi di innovazioni e impazienti di abbandonare il badile per imbracciare la borsa porta-computer, chissà con che diritto poi… e con delle oscene sigarette dal gusto sempre più dozzinale ed indefinito che penzolano flaccide dalle nostre labbra cadenti….
 
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