| Anche io ho fumato con il narghilè, per due anni. Nel 99, tutta una estate, in casa, dopo cena, era un narghile' turco di cristallo giallo bottiglia a quattro becchi, chiusi gli altri 3, fumavo da quello aperto. Con melassa, tabacco trinciato Forte, e molti sensi (menta foglie secche, grani d'olibano, lavanda, asperula et cetera et cetera), ho composto ''la caramella'', o per dirla alla ottomana la 'shisha'. Fumando, ogni tanto, davo una grattatina coll'unghia dell'indice destro, a qualche resina nel fornelletto: poteva essere Sangue di Drago, Sandracca, Storace, ma normalmente usavo molto l'Aloè Succotrino e soprattutto l'economicissimo Belsuino (Benzoino) che racchiude in sè le...mandorle (chi è un pò appassionato d'erboristeria sà di cosa parlo...). Il mio narghilè era in realta una pipa ad acqua nel vero senso della parola: il narghile' turco era un oggettino da collezione, ben diverso dal grosso mascellone che tutti conosciamo, il turco aveva un pozzettino di legno che dopo tre pippate si bruciò. Un amico, avendo in cassa di una mia giostra una vecchia pipa Real Briar (quelle da quattro soldi, per intenderci...) la prese, nell'officina del nostro parco giochi col trapano punta piccola fece un bucco sotto, tolse il bocchino e tappo' il foro con del mastice che avevamo, e l'adattò perfettamente alla cannula del piccolo narghilè turco. Fu una estate di eccezionale gusto, sdraiato sul mio letto, di sera d'estate colla porta-finestra spalancata, fumavo beato e tranquillo. Ovviamente l'accensione avveniva come normale pipa, con il trinciato forte, dopodichè staccavo un pezzino di 'caramella' (che avevvo appiattito fortemente come...ehm hashish, ed involto in celophan, ovviamente ancora molto umido per via del melasso, acquistato in erboristeria) e la adagiavo nel pozzetto della pipa. Si sprigionava dopo un po' un delizioso profumo di caramele, arricchito dai sensi contenuto nel composto, con favolose sfumature di lavanda, che arsa tramanda un profumo ben differente dalla lavanda fresca, e che puo' ricordare le stoppie bruciate, comunque eccezionale. Ma il vero gusto cominciava dopo che la prima fumata terminava, allora con un piccolo giravite rigiravo il carico nel pozzetto, dopo aver chiaramente gettavo via la cenere della prima fumata, quindi aggiungevo un altro pezzino di 'caramella', e andavo a riaccendere, senza assolutamente aggiungere nuovo tabacco: allora, il tabacco restante, bruciava bene, ed il composto sprigionava abbondante profumo: era una beatitudine! La fumata totale durava un oretta, quando più quando meno, dopodichè riponevo il tutto. Il liquido di filtraggio era sempre e solo acqua di rubinetto fredda, che cambiavo dopo una settimana: la gettavo nel lavandino di servizio nel terrazzino, ed era impressionante vedere le schifenze che restavano nell'acqua che era oramai tinta di brutto, quasi nera, con numerosissime goccioline grasse in sospensione, residui e cascami di tabacco e cenere ed un odore di nafta netto e preciso: tutta roba che non finiva quindi nei nostro poveri polmoni, cui comunque un qualcosa doveva pur sempre finire... Il regalo del narghilè alla fine dell'estate fu però di quelli che restano: incisivi e premolari ben macchiati di una patina marrone che il dentista non potè neanche provare ad eliminare, e che dopo 14 anni ancora macula i miei denti. Poi il narghile' cadde, si ruppe, e lasciai perdere. Nel 2001 comprai il grosso, quello classico, ma non fu la stessa cosa: non sopportavo tutto l'ambaradan per l'accensione, odiavo i carboncini, ogni tanto infatti mi scottavo le dita, poi anche una volta accesi, facevano tossire, non avevo voglia di star li a fare sempre il crivello alla stagnola, la fumata era quasi sempre insoddisfacente e poco fumosa: nel giro di un par di settimane ho sbattuto via il po' di melasso che avevo e ho usato il narghile' come soprammobile. Da quella volta non l'ho mai piu' adoperato.
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